Notriphobia: ansia da vacanze mancate

By Two on the road on 14/06/2025

Notriphobia: ansia da vacanze mancate

Quando tutti hanno un volo tranne te: ecco cos’è la notriphobia, perché colpisce così tanto e come liberarsene con un po’ di consapevolezza.

Che cos’è la notriphobia (e perché la conosciamo tutti)

Hai presente quella sensazione che ti prende quando scrolli Instagram a maggio e tutti sembrano avere già prenotato voli, villaggi, itinerari avventurosi, mentre tu sei ancora lì a fare i conti con ferie incerte e budget limitato? Ecco, quella sensazione ha un nome: notriphobia. Una parola recente, che unisce “no trip” e “phobia”, per descrivere la paura – spesso irrazionale – di non avere un viaggio in programma. Non è solo il desiderio di partire: è il timore di rimanere indietro, di non avere storie da raccontare, di non essere abbastanza “vivi” se non stai per salire su un aereo. È un’ansia moderna, figlia della società iperconnessa, dove il viaggio non è più solo esperienza ma quasi uno status.

FOMO da aeroporto e confronto tossico

La notriphobia è sorella stretta della FOMO, la fear of missing out. Il punto non è solo non partire, ma perdere qualcosa che gli altri stanno vivendo. Il confronto è continuo, anche se non voluto: basta un reel da Tokyo, una story in Grecia o una foto “casuale” da Bali per sentirsi immobili. Come se il nostro presente fosse meno degno solo perché non lo stiamo vivendo in modalità “esplora”. Poco importa se chi posta ha mutui da pagare o problemi più grandi della valigia: il feed è sempre perfetto, e il nostro soggiorno sul divano sembra grigio in confronto. Il rischio è quello di percepire il valore della nostra vita in base ai viaggi mancati, invece che a ciò che realmente ci fa stare bene.

Telefono con social aperti e fotocamera attiva, rappresentazione della FOMO da viaggio

Viaggio come status (ma a che prezzo?)

Col tempo il viaggio è diventato molto più di un’esperienza personale: è diventato un segnale di successo, libertà, energia. Chi viaggia “vale”, chi resta “perde il treno”. Così, il viaggio rischia di trasformarsi in una prestazione, in qualcosa da mostrare più che da vivere. La notriphobia nasce anche qui: dal bisogno di sentirsi parte di un movimento, di poter dire “ho un volo anch’io”, spesso più per placare l’ansia sociale che per vera voglia di scoperta. In questo scenario, il viaggio perde il suo senso più autentico e diventa l’ennesima prova da superare. Il paradosso? Anche partendo, potremmo sentirci comunque vuoti.

Cause reali, ansie proiettate

Dietro la paura di non viaggiare si nascondono spesso paure più profonde: quella di restare fermi, di non evolvere, di non costruire nulla. In molti casi, il viaggio diventa una fuga da una quotidianità che non ci appaga. Ma un biglietto aereo non guarisce l’insoddisfazione: la distrae per un po’, prima che torni più forte. La notriphobia funziona così: ci illude che basti andare lontano per ritrovare un senso. In realtà, il movimento esterno non sempre corrisponde a un cambiamento interno. Per questo imparare a stare fermi – senza sentirsi sbagliati – è un piccolo atto di libertà.

Come uscirne: consapevolezza prima dei voli

Non avere viaggi in programma non è un fallimento. La vita non va in pausa solo perché non hai la valigia pronta. Anzi, può essere un’opportunità: per riflettere, rallentare, ascoltare davvero cosa desideriamo.

Primo consiglio: disconnettersi dal confronto. Nessuno mostra le parti noiose o difficili di un viaggio, solo quelle da copertina.

Secondo: coltiva esperienze locali, passeggiate in natura, incontri nuovi – viaggiare è anche uno stato mentale.

Terzo: riguarda i tuoi viaggi passati, anche quelli brevi. Rileggere un diario, riguardare una foto, può farci scoprire che siamo più ricchi di quanto pensiamo.

E magari, il prossimo viaggio arriverà con più lucidità e meno ansia.

 Diario di viaggio aperto su un tavolo, occasione per riflettere sui ricordi vissuti

Conclusione: viaggiare sì, ma per sé stessi

Viaggiare è un dono, ma non un dovere. Quando il desiderio diventa ossessione, la leggerezza svanisce. La notriphobia ci insegna che anche il troppo può diventare tossico. Il punto non è partire a tutti i costi, ma farlo per i motivi giusti: con curiosità, non per confronto; con libertà, non per paura di restare indietro. A volte, l’unica destinazione davvero importante è uno stato mentale più sereno. E non servono voli per raggiungerlo.

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