C’è un momento in ogni viaggio in cui ti rendi conto che stai vivendo qualcosa che ricorderai per sempre. Nel nostro caso, quel momento è arrivato a bordo di un tuk tuk sgangherato, con lo zaino tra le ginocchia e i capelli in faccia, mentre attraversavamo le strade sabbiose di Watamu come se fossimo parte del posto.
Ti sei perso il racconto del nostro arrivo e delle prime impressioni in Kenya? Recuperalo qui.
Il caldo? Sì, c’era. La polvere? Anche quella. Ma l’energia? Mille. Perché quando arrivi in un posto come questo, ti rendi subito conto che la bellezza non è solo nelle spiagge da cartolina, ma in tutto quello che succede tra un bagno e l’altro.
Watamu Marine Reserve: acqua così trasparente che sembra finta
Prima tappa vera del giorno: Watamu Marine Reserve. Che, per intenderci, è quel posto dove anche chi non sa nuotare vorrebbe tuffarsi. L’acqua è talmente trasparente che puoi contare le pinne dei pesci da riva. Avevamo visto foto, certo, ma essere lì è un’altra storia: camminare nel bagnasciuga con l’acqua alle caviglie e vedere il fondale come se fosse una piscina ti fa venire voglia di restare in ammollo per ore.
E infatti, l’abbiamo fatto. Ci sono pesci di ogni colore, barriere di sabbia bianca, e quella sensazione di libertà che solo il mare riesce a darti davvero. Un sogno, praticamente, ma senza filtro Instagram.
Incontri improbabili (ma bellissimi)
Ballare con i Beach Boys: più di un incontro casuale
Ma la cosa più bella è sempre quella che non ti aspetti. Tipo il tizio che ci ha fermati all’improvviso, in spiaggia, con un polpo enorme in mano e il sorriso più grande ancora. Non sappiamo se fosse appena uscito dall’acqua o se il polpo fosse il suo migliore amico, ma ci ha salutati come fossimo vecchi amici.
Non c’erano molti altri turisti intorno, solo lui, il suo bottino e un’aria di festa improvvisata. Ci ha mostrato il polpo con un certo orgoglio, come se fosse la normalità — e forse lì lo è davvero. Ma per noi è stato uno di quei momenti che ti fanno dire “eh, questa è Africa”.
Ballare, ridere, sentirsi parte del tutto
I local ci hanno invitati a ballare, e noi? Ovviamente ci siamo buttati. Nessuno sapeva bene che passi fare, eppure in quel momento non importava nulla. Si ballava per ridere, per conoscersi, per condividere anche solo un minuto di connessione vera.
Tra loro c’erano anche i famosi beach boys: quelli che magari all’inizio sembrano appiccicosi, ma che alla fine vogliono solo farti divertire (ok, magari sperando in una mancia o in un contatto WhatsApp, ma chi può biasimarli?).
In quei momenti capisci che non serve parlare la stessa lingua per capirsi. Serve solo voglia di stare al gioco.
Il ritorno in hotel (e la fame)
Una serata a ritmo masai: balli e tradizioni sotto le stelle
Dopo una giornata così, il rientro in hotel sembrava quasi un rallentamento, ma in realtà era solo la fase due: doccia (di quelle in cui la sabbia esce anche dalle orecchie) e cena tipica.
Non abbiamo foto decenti, lo ammettiamo, ma solo perché eravamo troppo occupati a mangiare e — a sorpresa — a partecipare a una piccola esibizione di balli tradizionali masai. Niente di turistico o forzato: solo un momento condiviso con chi quel territorio lo vive davvero. Tamburi, canti e salti che sembrano sfidare la gravità. Dopo aver riso, ballato e mangiato, eravamo pronti per andare a dormire con un sorriso ebete stampato in faccia.
Quando il Kenya ti entra sotto pelle
Watamu non è un posto da visitare e basta. È uno di quei luoghi che ti coinvolgono, che ti fanno mettere via il telefono, togliere le scarpe e vivere sul serio. Non è perfetto, non è patinato, ma è autentico come pochi altri luoghi al mondo.
E il bello è che non devi fare nulla di straordinario per viverlo: basta un tuk tuk, qualche sorriso scambiato, e la voglia di lasciarsi andare. Balli inclusi.
Hai mai vissuto una giornata così autentica in Kenya?
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Categories:esperienze
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